giovedì 27 gennaio 2011

Review: "Them Crooked Vultures", dei Them Crooked Vultures


“I Them Crooked Vultures (abbreviati in TCV) sono un supergruppo alternative rock formatosi a Los Angeles, California nel 2009. Ne fanno parte il batterista Dave Grohl (Foo Fighters, Probot, Nirvana), il cantante e chitarrista Josh Homme (Queens of the Stone Age, Kyuss, Eagles of Death Metal) e il leggendario bassista e tastierista John Paul Jones (Led Zeppelin). Nei live la band è supportata dal chitarrista Alain Johannes (Queens of the Stone Age, Eleven).”
fonte:Wikipedia

L'omonimo album d'esordio è uscito il 16 Novembre 2009. I brani contenuti in questo piccolo scrigno musicale sono frutto dell'unione di suoni che non lasciano dubbio sul background dei componenti. In ogni brano si riconoscono le percussioni grunge dei Nirvana, la chitarra dei Queens of The Stone Age e l'unicità, apparentemente invisibile, che ha caratterizzato per anni le creazioni dei Led Zeppelin (sebbene vi sia un solo membro di questo storico gruppo, Jones porta con sé quel pizzico di Led Zeppelin capace di cambiare tutto).

Un esempio delle qualità contenute in questo effervescente album è il primo pezzo in cui ci si imbatte, No One Loves Me & Neither Do I: apparentemente innocuo, rivela un'indole ricca di effetti speciali. E' qui che Grohl libera la sua creatività e dà vita a suoni nuovi e degni del suo nome. In New Fang, invece (canzone forse un po' tirata via, dai connotati spigolosi), possiamo riconoscere qualche tratto appartenente ai Queens, ma la cosa non basta a farcela piacere. La canzone è caratterizzata da una batteria molto commerciale, che fa largo utilizzo del rullante e non ci sono particolari suoni che colpiscono l'ascoltatore.
Qualcosa di bello si può trovare in Interlude With Ludes, che grazie a suoni di epoche passate trascina l'ascoltatore in un mondo nuovo, armonioso e dai morbidi tratti, quasi come uno stupefacente. Tutto questo è dovuto all'armonia  che porta con sé Grohl, il moderno ma non industrializzato suono di Homme e Jones, che non sgarra mai.
La ciliegina sulla torta di quest'album poi è Caligulove, forse la mia preferita. Durante l'intero pezzo si assiste a un botta e risposta tra chitarra e batteria, accompagnati da un basso fenomenale. Un componimento che evoca atmosfere medio-orientali, in uno scontro nel deserto tra suoni (batteria e chitarra) arbitrati dalla sabbia onnipresente (basso). Il ritornello non è mai ripetitivo, segna più che altro una pausa in cui si può ascoltare la tastiera che accompagna la voce del cantante. Una pausa che sembra quasi una rincorsa, dato che al ritornello sussegue sempre qualcosa di più potente di prima. Il tutto è condito con un violino capace di colpire al cuore anche l'uomo più ignorante in fatto di sentimenti.

L'unica pecca di questo favoloso album è forse la tendenza alla commercialità del progetto, come descritto in New Fang. La scelta di rivolgersi ad una cerchia più ampia di ascoltatori può essere giustificata dal fatto che se ogni membro della band avesse dato carta bianca alla propria creatività, sarebbero andati incontro ad un progetto troppo sperimentale che avrebbe ristretto la cerchia di possibili fan e dato via libera alle critiche più feroci.
Tracce:
1. No One Loves Me & Neither Do I.
2. Mind Eraser (No Chaser)
3. New Fang
4. Dead End Friends
5. Elephants
6. Scumbag Blues
7. Bandoliers
8. Reptiles
9. Interlude With Ludes
10. Warsaw or The First Breath You Take After You Give Up
11. Caligulove
12. Gunman
13. Spinning in Daffodils

Ogni traccia è da sé un pezzo unico, ricco di particolari nascosti. Nel complesso rappresenta un album che porta i nomi di tre grandi della musica mondiale a testa alta, ma non abbastanza da conquistare anche appassionati di musica che magari aspettavano qualcosa di più elaborato.

Voto 8-/10

Nessun commento:

Posta un commento